“For me, prop is not only for the asana. It should contribute to the position of the body which in turn can let the mind be calm and state of ‘chitta vritti nirodha’ be experienced. Body is my first prop. The body is a prop to the soul. ”
B.K.S. Iyengar
Questa domanda mi offre uno spunto di discussione su un fenomeno sempre più presente, e che va di pari passo con l’enorme diffusione che la pratica yoga, in tutte le sue forme e purtroppo spesso in modo non ortodosso, sta vivendo da alcuni anni.
Lo yoga è diventato una disciplina molto trasversale, e con questo intendo che moltissimi ci si avvicinano, sia come praticanti che come potenziali futuri insegnanti.
Di yoga si parla moltissimo, soprattutto online, e abbondano canali di lezioni in streaming, offerte di corsi personalizzati, fino a improbabili “esperienze” che con lo yoga c’entrano poco e niente.
E allora arrivano anche le false credenze, gli stereotipi, i cliché, alcuni più ingenui, che male non fanno, altri più pericolosi, altri ancora solo non del tutto corretti, e spesso però duri a morire.
Perché è vero che è stato il maestro B.K.S. Iyengar a inventare l’uso degli attrezzi nello yoga, ma c’è molto altro in questo metodo. E forse c’è poca comprensione di ciò che significano gli attrezzi nell’Iyengar Yoga.
Quindi alla domanda iniziale io rispondo sì, ma quello che leggo spesso online rende il tutto spesso riduttivo, e provo a spiegarvi il perché.
Un po’ di storia
L’uso di mattoni, cinture, sedie, coperte e di tutti gli altri attrezzi (o props) è stato introdotto come metodo didattico nella pratica dello yoga dal maestro B.K.S. Iyengar.
B.K.S. Iyengar praticava regolarmente yoga senza ausilio di attrezzi fino al momento in cui, a seguito di diversi incidenti, cominciò a cercare un modo che lo agevolasse nel fisico per la sua pratica quotidiana. Questo sollievo lo trovò studiando prima e sperimentando poi come certi oggetti potessero aiutarlo a fare ciò che in quel momento di debolezza fisica non sarebbe riuscito a fare.
Dove non arrivava il corpo, c’erano gli attrezzi che correvano in aiuto.
Fu così che introdusse nella pratica dello yoga l’uso degli attrezzi, facendo sì che questi arrivassero sino a oggi come segni di riconoscimento di questo metodo.
Gli attrezzi aiutano la pratica dello yoga?
Assolutamente sì, e oggi ormai mattoni e cinture si usano anche in altri metodi, perché hanno la capacità di rendere accessibile la pratica yoga, indipendentemente dai limiti fisici o da una condizione contingente (problemi temporanei) o fisiologica (età o patologie).
Servendosi degli attrezzi, e soprattutto sotto la guida esperta di qualcuno, tutti possono praticare in tranquillità, eseguire le posizioni e ottenere benefici su organi, sistema nervoso e mente.
Gli attrezzi permettono di personalizzare la pratica sulla persona e sulle sue esigenze, di rendere il proprio rapporto con lo yoga fortemente individuale e specifico sul proprio corpo e su come questo è capace di rispondere.
Attrezzi come strumenti di esplorazione
Questa è una cosa per me bellissima: mattoni, sedie, cinture permettono una maggiore conoscenza e consapevolezza, sono dei veri e propri intermediari nell’esplorazione che viviamo con la pratica.
Mi spiego meglio: una posizione fatta con un mattone non sarà mai uguale alla stessa posizione fatta con la sedia o con il muro o con le corde e così via.
Questo farà sì che man mano che proseguiremo nella nostra pratica, con più esperienza e consapevolezza, gli attrezzi ci aiuteranno ad avere una maggiore percezione della posizione e, quindi, ci guideranno a una pratica molto più profonda.
Body is my first prop, il corpo è il mio primo attrezzo
Abbiamo visto che dobbiamo al maestro B.K.S. Iyengar l’uso degli attrezzi nello yoga. Nel metodo Iyengar Yoga questo è fondamentale, perché non riguarda -come ogni tanto leggo in giro e qui veniamo al cliché o credenza errata- solo la pratica fisica ma va molto oltre, non si esaurisce in questo ma fa sì che la pratica diventi per noi molto più consapevole e spirituale. L’uso degli attrezzi non si riduce a un esercizio fisico, è uno strumento per raggiungere un livello di conoscenza del nostro corpo e di noi stessi molto profonda.
Questo metodo si pratica moltissimo anche senza attrezzi ma occorre fare attenzione a non diventarne dipendenti: body is my first prop, il corpo è il mio primo attrezzo, diceva B.K.S. Iyengar, impariamo ad ascoltarlo attentamente e a usarlo consapevolmente.